ARCHIVIO di LUMHI

 

La sezione raccoglie i più significativi contributi prodotti da LUMHI e i materiali utilizzati nei seminari promossi da LUMHI.

 


 

LA CRISI DELLA FIAT E IL DECLINO DELL'INDUSTRIA IN ITALIA

La morte di Giovanni Agnelli, nel gennaio 2003, è stata occasione per aprire un discorso pubblico sul declino della maggiore industria nazionale e, insieme, della struttura industriale italiana. Un'occasione colta, in verità, solo da pochi osservatori "interni" alle cose torinesi e che interessò la stampa solo per poche settimane, e tuttavia molto rilevante e attualissima oggi, dopo lo scioglimento del patto con General Motors (gennaio 2005) e le prospettive nere per l'industria dell'auto in Italia.

 

Ne ripercorriamo qui alcuni dei momenti più interessanti, a cominciare dall'articolo di Luca Rastello, Torino: il buio oltre la Fiat e da quello di un ex manager del gruppo, Mario Rosso, «Fiat, sconfitta annunciata». Un manager deluso racconta. Nell'aprile 2003 l'Università Bocconi di Milano promosse un seminario dal titolo La Fiat di Giovanni Agnelli, a cui parteciparono alcuni dei maggiori studiosi dell'azienda torinese, oltre al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino.

 

In termini più generali, contribuirono alla discussione anche l'articolo di Ercole Sori, Mascalzone Latino ovvero la crisi Fiat e il declino industriale dell'Italia e il breve saggio di Luciano Gallino, La scomparsa dell'Italia industriale (2003).

 

Da parte sua, LUMHI ha tentato di approfondire il discorso e orientarlo verso quello che ci sembra il metodo più corretto, cioè l'analisi delle dinamiche del mercato del lavoro e dell'economia finanziaria.

Oltre alla rassegna pubblicata su «L'ospite ingrato» (2, 2003) da Carlo Tombola, Deindustrializzazione, caso Fiat e nuovo capitalismo, si veda l'intervista a Sergio Bologna sullo stesso numero de «L'ospite ingrato».

 


 

COMUNISMO E MEMORIA

Nel novembre 2003 si è tenuto a Milano, promosso dalla Fondazione Micheletti di Brescia,  un importante convegno intitolato "Il comunismo nella storia del Novecento. Come ricorda Pier Paolo Poggio nel suo resoconto finale, al convegno la cultura storica "di sinistra" non ha praticamente partecipato. Eppure si è trattava di un'importante occasione per fare il punto sullo stato della ricerca sull'Unione Sovietica (che ha registrato nell'ultimo decennio importanti passi avanti) e sul PCI (che invece sembra non più interessare la ricerca "ufficiale" italiana).

 

Riportiamo qui gli interventi al convegno di Robert Service e di Stéphane Coutois, la presentazione editoriale del volume di Elena Dundovich et al., Reflections on the Gulag (Annali della Fondazione Feltrinelli, 2002) e le parole pronunciate da Pier Paolo Poggio durante la tavola rotonda conclusiva.

 

Per il significato e l'importanza di una ripresa della ricerca storica sui temi del comunismo (russo, cinese, italiano ...), di cui anche LUMHI si fa promotrice, vedi ancora le parole illuminanti di Pier Paolo Poggio, Fine della storia?, scritte in occasione della discussione intorno al libro di Moshe Lewin, Le siècle soviétique (2003) svoltasi a Brescia nel giugno 2004.

 


LIBERESO GUGLIELMI A LODI

LUMHI - insieme all'Archivio Comunale di Lodi - è stata tra i promotori degli incontri con Libereso Guglielmi a Lodi, il 15 e 16 giugno 2005.

Libereso Guglielmi, classe 1925, è noto al pubblico come il "giardiniere di Calvino", come è anche scritto nella sua biografia (Libereso, Il giardiniere di Calvino, con Ippolito Pizzetti, prefazione di Nico Orengo, Franco Muzzio Editore, Padova, 1993, pp. 204), perché ha incominciato la sua carriera di giardiniere-intellettuale con Mario Calvino, botanico e padre dello scrittore Italo.

 

Nato sulle montagne sopra Bordighera da una famiglia di anarchici tolstojani, esperantisti e vegetariani, Libereso venne notato da Mario Calvino e invitato giovanissimo a lavorare nella Stazione sperimentale che questi dirigeva a Sanremo. Negli anni cinquanta ha diretto aziende di coltivazione di piante in Meridione, ha fatto il ricercatore in farmacognosia e il capogiardiniere presso l’Università di Londra per dodici anni (anni sessanta). Ha girato il mondo scoprendo “reti” di piante dove oggi si vorrebbero reti di computer. Oggi è pensionato ma tutt’altro che inattivo: insegna a disegnare le piante ai bambini delle elementari di Sanremo, tiene conferenze sul giardinaggio e la flora spontanea in giro per l’Italia, accudisce una piccola ma affollata terrazza-giardino sottocasa, ispira senza sosta articoli sulle riviste specializzate. Si definisce “libero pensatore” ma l’eloquio incantatore e una sorta di mai sopita ansia divulgativa lo rivelano meglio.

Libereso è allo stesso tempo figura fuori degli schemi e schema di figure, di quelle che hanno i piedi in un passato profondo ma ci proiettano verso i tempi che verranno.

In questo senso ci riporta una tradizione, dà voce al “contadino eterno” di tutte le nostre campagne e di tutte le campagne: l’arguzia dell’autodidatta si mescola alla saggezza del vecchio, l’eredità libertaria è insieme agli almanacchi e ai lunari, in un continuum di tempo e natura ....

Per altro verso, Libereso appartiene pienamente alla modernità, si è fatto una solida cultura formale (botanica), ha viaggiato, studiato e abitato all’estero (la moglie è inglese), ha visto la guerra e fatto la Resistenza, è stato uno dei primissimi obiettori di coscienza totali, ha avviato aziende proprie, collabora con riviste e tv. 

Nel suo mondo, i personaggi assenti sono molti. Si può partire dal padre, o dai Calvino (non solo Mario e Italo, ma anche Eva Mameli – moglie di Mario, madre di Italo – docente di botanica a Pavia, e Floriano, fratello di Italo, geologo), o dal disegnatore Antonio Rubino, o dal professor Fairbear, o da Pietro Ferrua, importante esponente dell’anarchismo e studioso delle avanguardie artistiche; sennò ancor prima, dal botanico-disegnatore Clarence Bicknell, esperantista passato da Bordighera, o dopo, dai giardini inglesi, dal famoso botanico Bowles e dalla celebre Gertrude Jekyll, pittrice e paesaggista ...

Quel che invece è sempre presente, con forza, è la terra. La parola di Libereso la rende protagonista. In primo piano il paesaggio ligure (più che Calvino, viene in mente Biamonti): la Liguria delle ville – e ancora degli inglesi come Hanbury che vi si sono trapiantati –, delle fasce, dei contadini mangiatori di castagne e vegetariani per mancanza d’alternative.

Uno spazio tra cielo e mare, ripiegato su se stesso ma dove si sono acclimatati lembi di Cina, di Giappone, di India, di Messico, di Brasile, di Africa ... i colorati doni in forma di piante esotiche che viaggiatori e naviganti portavano a giardinieri curiosi, ma anche i tentativi di impiantare colture commerciali da noi.

Come può una terra così gelosamente chiusa avere una natura così “cosmopolita”, in cui l’autoctono si confonde con l’esotico, se non per mezzo della conoscenza, della curiosità applicata?

“Ho cominciato a dodici anni con mio padre e non ho mai finito”, dice nella sua biografia. Libereso è dunque una forma di quel sapere tradizionale che è sempre stato il lavoro, il sapere di chi sa facendo.

In un paese diverso dal nostro, Libereso Guglielmi sarebbe un monumento vivente, un maestro a cui affidare la cura di curiosità giovanili e la loro formazione a spese della comunità. LUMHI, modestamente, vorrebbe mantenerne la memoria attraverso un “discorso” pubblico, con poche mediazioni, sollevando le questioni dell’eredità contadina di “tipo europeo” e di un sapere ambientale così poco diffuso da essere eccezionale e in fondo élitario.

Mettiamo qui a disposizione gli appunti (in versione zip) della conferenza tenuta da Libereso a Lodi, la sera del 15 giugno 2005, dal titolo "Rose antiche davanti a un pubblico urbano”.

Inoltre sono qui scaricabili i disegni a colori (il "prato fiorito" e il "purè di carote") che Libereso ha mostrato la sera successiva, parlando al pubblico di erbe, fiori, agricoltura, dei suoi viaggi e - appunto - dei suoi disegni.

Durante la visita pomeridiana alla cascina di Giovanni Brambilla, alcuni di noi hanno filmato e registrato Libereso: è il primo passo del nostro progetto di dedicare alla figura di Libereso Guglielmi un documentario.


SUL TERRORISMO

Grazie a un breve testo di Peppino Ortoleva (7 tesi sul terrorismo di Peppino Ortoleva) circolato solo per e-mail, nell'estate scorsa LUMHI ha favorito uno scambio di idee e l'avvio di una riflessione sul terrorismo.

Riproponiamo qui i contributi che ci sono pervenuti, in ordine cronologico:

Risposta di Ennio Abate

Risposta di PierPaolo Poggio

Risposta di Carlo Tombola 

ai quali Peppino ha replicato:

Replica di Peppino Ortoleva

Tra Pier Paolo Poggio e Peppino Ortoleva vi è stato poi uno scambio di messaggi: da Pier Paolo a Peppino e quindi da Peppino a Pier Paolo.

In seguito vi sono state la Risposta di Michele Maglio e la Risposta di Flavio Vida