I   LIBRI   DI   LUMHI

 

Non più disponibili in libreria ma ancora attuali e utili, i testi prodotti negli anni scorsi da LUMHI hanno riguardato soprattutto i due nodi centrali della memoria storica e delle trasformazioni del lavoro.

A questi si aggiungono poi, per la cortesia degli Autori, altri volumi scaricabili

 


 

Sergio Bologna, Nazismo e classe operaia, 1933-1993, (1ª ed. 1993), con la prefazione alla seconda edizione (1996)

[dal risvolto di copertina dell'edizione manifestolibri, Roma, 1996] Il "revisionismo storico" ha enfatizzato la componente operaia del nazismo, con l'intento di dimostrare che non si trattava di un fenomeno piccolo-borghese ma, al contrario, di un movimento dalle radici proletarie, in qualche modo contiguo all'ideologia degli stati del socialismo reale. Questo studio esamina criticamente la questione sollevata dai revisionisti, che hanno contribuito a rilegittimare l'esperienza hitleriana nella coscienza collettiva, mentre andava indebolendosi la memoria storica costruita sulla lotta antifascista.

 


 

Pier Paolo Poggio, Nazismo e revisionismo storico

[dal risvolto di copertina dell'edizione manifestolibri, Roma, 1997] Il revisionismo che nega l'Olocausto è la conferma che non è facile storicizzare Auschwitz: d'altra parte l'affermazione della sua esistenza e presenza suscita conflitti e tensioni, e la richiesta di superare la frattura, di reintegrare il genocidio ebraico nella storia affinché questa non ne sia ipotecata. Il revisionismo soddisfa questa domanda ma lo fa banalizzando la Shoah e il nazismo stesso, quindi aggirando il problema del rapporto con la realtà storica del genocidio. Il nazismo e lo sterminio vengono circoscritti, depotenziandone la portata e la radicalità, ma l'inadeguatezza della rappresentazione la rende inconcludente, e il revisionismo ottiene paradossalmente l'effetto opposto a quello voluto: il discorso torna continuamente sul nazismo e il genocidio, rafforzando una presenza da cui si intendeva prendere le distanze

 


 

Lezioni sul revisionismo storico

[dalla quarta di copertina dell'edizione Cox 18 Books/Fondazione Micheletti, 1999] Questo volume raccoglie le lezioni sul tema del revisionismo storico tenute nella primavera-estate del 1997 presso l’Associazione Calusca. Si tratta di un tema che nel suo specifico “storico” circola da quasi quindici anni, e che ha scatenato polemiche anche violente prima di tutto in Germania, e poi anche in Francia e Italia. I regimi che sono stati all’origine della seconda guerra mondiale e dell’Olocausto sono stati variamente riconsiderati, più spesso sulla base di un mutato sentire filosofico-culturale e politico che di un consistente lavoro documentale d’archivio: in Germania  Ernst Nolte ha “giustificato” il nazismo in nome del consenso di massa che lo ha accompagnato e come reazione alla “barbarie bolscevica”; in Italia Renzo De Felice ha insistito sulla “diversità” (in positivo) del fascismo rispetto al nazismo, e sulla spinta modernizzatrice che la società italiana ha registrato nel Ventennio. Tenuto da storici di professione e da docenti e ricercatori universitari, il seminario tenuto alla Calusca ha toccato anche temi più generali, relativi soprattutto alla trasmissione del sapere storico, al rapporto tra storia e mass media e all’uso pubblico della storia.

 


 

Sergio Bologna, Dieci tesi per la definizione di uno statuto del lavoro autonomo

 

Sergio Bologna, Per un'antropologia del lavoratore autonomo

 

Si tratta dei due saggi di Sergio Bologna pubblicati in Il lavoro autonomo di seconda generazione, Scenari del postfordismo in Italia, a cura di S. Bologna e A. Fumagalli, Feltrinelli, 1997.

[dalla quarta di copertina] Negli ultimi quindici anni è emersa in misura sempre più evidente una graduale e per certi versi inarrestabile trasformazione  delle forme del lavoro dipendente e salariato in lavoro indipendente o autonomo. È un processo che riguarda non solo l'Italia, e segnatamente le zone a maggiore e rapido sviluppo economico (Nordest, Lombardia, Emilia-Romagna) ma più complessivamente i paesi maggiormente industrializzati e i paesi ex socialisti. Solo ultimamente l'attenzione dei sociologi del lavoro ha cominciato a descrivere il fenomeno, facendo seguito al dibattito che attraversa la giurisprudenza del lavoro che per prima ha cercato di definire nuovi strumenti categoriali, utili a dirimere le innumerevoli cause esplose con la messa al lavoro di questi nuovi soggetti sociali

 


 

Pier Paolo Poggio, La crisi ecologica. Origini, rimozioni, significati, 2003

[dalla scheda di presentazione editoriale] L’autore non ha temuto di mettere sullo stesso piano temi quali l’ecologia e la giustizia sociale, lo sviluppo industriale e quello agricolo. Se si parte dai fondamenti – quali acqua, terra, aria, energia – si può tentare di comprendere che l’ambiente non è un residuo o un aggiunta, ma è condizione imprescindibile per l’esistenza ragionevole degli individui e della società. Ciò che potrebbe essere evidente, non lo è più, perché il modo con cui è stato realizzato lo sviluppo ha comportato una colonizzazione mentale: si tende a render naturale ciò che è artificiale (rapporti economici, sviluppo capitalistico, consumismo) e artificiale la natura stessa (aria, acqua) che non è più bene pubblico, ma privatìizzato. Nel mondo contemporaneo la crisi ecologica esplode in maniera esponenziale rendendo necessaria una profonda riflessione sui modelli, da quelli produttivi a quelli rappresentativi, con un grande rammarico per l’occidente industrializzato: l’abbandono del mondo contadino.

Il libro ha ottenuto il Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti" 2004 per la letteratura di montagna, esplorazione, ecologia e artigianato di tradizione.