La ripresa dell'esperienza di LUMHI è avvenuta in concreto, a partire dal gennaio 2003, attraverso una serie di incontri in forma di seminario tenuti soprattutto a Lodi, ospiti della Casa del Popolo. Ai partecipanti "lodigiani" si sono aggiunti compagni provenienti da diverse realtà ed esperienze, in particolare dall'area genovese e dal campo del comunismo critico. Molte delle energie iniziali sono state spese per chiarire quali dovevano essere gli scopi di LUMHI, e come potessero essere utilizzate le importanti esperienze dei partecipanti nel campo della politica culturale.
La discussione che si è svolta sull'eredità politica dell'operaismo e dell'autonomia operaia si è dimostrata inutilizzabile per un intervento in una realtà, come quella odierna, in cui le stesse parole della politica sono fraintese e il vuoto culturale enorme. Compito urgente, piuttosto, ci è sembrato quello di attrezzarci degli strumenti essenziali di un conoscere critico e tentare di diffondere questo metodo prima di ogni discorso sul "soggetto politico", sul "salario garantito di cittadinanza" o sul "capitale cognitivo".
Una parte di quello sforzo di discussione si è svolta nei primi mesi del 2003, ed è qui disponibile in forma di resoconto di tre dei seminari tenuti:
Dopo circa un anno e una dozzina di incontri seminariali, la riflessione collettiva e la valutazione delle possibilità concrete di un'iniziativa culturale ci hanno portato a precisare (inizi del 2004) compiti e confini di un'autoformazione. Sul tema i contributi più interessanti ci paiono questi:
Sergio Bologna, Alcune note sull’autoformazione
Giorgio Nebbia, Autoformazione
Tra i documenti circolati nei seminari e nelle discussioni, ne proponiamo qui due per la loro rilevanza e per la tensione che trasmettono.
Si tratta innanzi tutto di un testo che Franco Fortini scrisse per la rivista «Ragionamenti» del settembre 1956: Franco Fortini, Proposte per una organizzazione della cultura marxista italiana.
Sull'utilità metodologica di questo testo all'interno del progetto di LUMHI, e sulla possibilità di accostare "gli spiragli" di mezzo secolo fa a questi anni nostri, difficili, vedi le riflessioni di Luca Lenzini.
Il secondo testo è il discorso tenuto da Hannah Arendt a Copenaghen nel 1975, che qui presentiamo nella traduzione e con una breve presentazione di Mario Lippolis: Hannah Arendt, Il grande gioco del mondo.
LA CRISI DELLA FIAT E IL DECLINO DELL'INDUSTRIA IN ITALIA
La morte di Giovanni Agnelli, nel gennaio 2003, è stata occasione per aprire un discorso pubblico sul declino della maggiore industria nazionale e, insieme, della struttura industriale italiana. Un'occasione colta, in verità, solo da pochi osservatori "interni" alle cose torinesi e che interessò la stampa solo per poche settimane, e tuttavia molto rilevante e attualissima oggi, dopo lo scioglimento del patto con General Motors (gennaio 2005) e le prospettive nere per l'industria dell'auto in Italia.
Ne ripercorriamo qui alcuni dei momenti più interessanti, a cominciare dall'articolo di Luca Rastello, Torino: il buio oltre la Fiat e da quello di un ex manager del gruppo, Mario Rosso, «Fiat, sconfitta annunciata». Un manager deluso racconta. Nell'aprile 2003 l'Università Bocconi di Milano promosse un seminario dal titolo La Fiat di Giovanni Agnelli, a cui parteciparono alcuni dei maggiori studiosi dell'azienda torinese, oltre al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino.
In termini più generali, contribuirono alla discussione anche l'articolo di Ercole Sori, Mascalzone Latino ovvero la crisi Fiat e il declino industriale dell'Italia e il breve saggio di Luciano Gallino, La scomparsa dell'Italia industriale (2003).
Da parte sua, LUMHI ha tentato di approfondire il discorso e orientarlo verso quello che ci sembra il metodo più corretto, cioè l'analisi delle dinamiche del mercato del lavoro e dell'economia finanziaria.
Oltre alla rassegna pubblicata su «L'ospite ingrato» (2, 2003) da Carlo Tombola, Deindustrializzazione, caso Fiat e nuovo capitalismo, vanno in questa direzione sia gli interventi di Sergio Bologna (un'intervista sullo stesso numero de «L'ospite ingrato»; la recensione al libro di Steve Wright, Storming Heaven, 2002; e l'articolo pubblicato su «ItaliaMondo» nel giugno 2003), sia quelli pubblicati da Christian Marazzi sulla rivista «Inoltre» (n. 6, inverno 2002) con il titolo Il denaro che parla, su Ricerca & Finanza e con il titolo Sarà una bambina che vi seppellirà.
Nel novembre 2003 si è tenuto a Milano, promosso dalla Fondazione Micheletti di Brescia, un importante convegno intitolato "Il comunismo nella storia del Novecento. Come ricorda Pier Paolo Poggio nel suo resoconto finale, al convegno la cultura storica "di sinistra" non ha praticamente partecipato. Eppure si è trattava di un'importante occasione per fare il punto sullo stato della ricerca sull'Unione Sovietica (che ha registrato nell'ultimo decennio importanti passi avanti) e sul PCI (che invece sembra non più interessare la ricerca "ufficiale" italiana).
Riportiamo qui gli interventi al convegno di Robert Service e di Stéphane Coutois, la presentazione editoriale del volume di Elena Dundovich et al., Reflections on the Gulag (Annali della Fondazione Feltrinelli, 2002) e le parole pronunciate da Pier Paolo Poggio durante la tavola rotonda conclusiva.
Per il significato e l'importanza di una ripresa della ricerca storica sui temi del comunismo (russo, cinese, italiano ...), di cui anche LUMHI si fa promotrice, vedi ancora le parole illuminanti di Pier Paolo Poggio, Fine della storia?, scritte in occasione della discussione intorno al libro di Moshe Lewin, Le siècle soviétique (2003) svoltasi a Brescia nel giugno 2004.